I modi di dire e le espressioni dantesche che usiamo ancora (spesso senza saperlo)
Lo sapevate che molte parole introdotte da Dante sono ancora utilizzate nella nostra lingua? E che fu proprio il sommo poeta a coniare tante espressioni che a tutt’oggi ci suonano familiari? Fu davvero una specie di “fabbro della nostra materna lingua” (come diceva Arnaut Daniel) quel Dante Alighieri che tanto fa sudare gli studenti italiani… E a settecento anni dalla sua morte, la sua eredità è viva più che mai. Per questo abbiamo raccolto e selezionato alcuni modi di dire che derivano direttamente dalla Divina Commedia.
Per celebrare a dovere l’anno dantesco, abbiamo infatti realizzato un breve GLOSSARIO che analizza alcune tra le espressioni che usiamo nel nostro quotidiano, spesso senza nemmeno renderci conto che stiamo citando il padre della lingua italiana. Ai più appassionati fan della Divina Commedia ricordiamo anche che, per tutto l’anno, l’Accademia della Crusca proporrà una “parola di Dante” al giorno: la trovate sul sito dell’Accademia corredata da un particolare hashtag: #ParolaDiDanteFrescaDiGiornata.
«IL BEL PAESE» È un’espressione poetica per definire l’Italia (bella per il clima, per la cultura, per il paesaggio), usata da Dante nel canto XXXIII dell’Inferno: “del bel paese là dove ‘l sì suona”. La stessa definizione, che ricorre anche nel Canzoniere di Petrarca, è impiegata spesso, ancora oggi, per riferirsi alla nostra meravigliosa penisola.
«LE DOLENTI NOTE» Nel V canto dell’Inferno, quando Dante descrive le urla dei dannati sofferenti, usa proprio queste parole: “Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire”. Questa locuzione viene ancora ampiamente utilizzata per indicare le circostanze spiacevoli di una determinata situazione.
«STAI FRESCO» È un'espressione comunissima, che deriva dal nono cerchio dell’Inferno. Nel punto più basso del regno di Lucifero, si trovano i traditori, che si sono macchiati del peccato più grave agli occhi di Dio. A seconda della gravità della colpa, essi sono più o meno immersi nel Cocito, un enorme lago ghiacciato. Nel XXXII canto con l'espressione “là dove i peccatori stanno freschi” (verso 117), il poeta si riferisce proprio alla zona in cui i dannati vengono colpiti da gelide raffiche di vento prodotte dalle ali di Lucifero. Grazie a questa efficace immagine creata da Dante, l'espressione viene ancora usata per indicare qualcosa che non accadrà…
«NON MI TANGE» Vale a dire “non mi sfiora neppure, non mi interessa”. È Beatrice a pronunciare queste parole nel canto II dell'Inferno, quando spiega a Virgilio di non temere affatto il regno di Lucifero, lei è infatti una creatura celeste, imperturbabile di fronte alla malvagità di quel luogo oscuro.
«COSA FATTA CAPO HA» Vale a dire: ogni azione, ha una conseguenza, spesso non facile da prevedere. Ma anche: ciò che è fatto, non può essere disfatto. Il proverbio deriva dall’inversione di una parte del verso 107 del canto XXVIII dell’Inferno: capo ha cosa fatta. La frase è pronunciata da Mosca dei Lamberti, che, in base alle leggende in circolazione ai tempi di Dante aveva, con le sue azioni, dato inizio alla faida tra guelfi e ghibellini.
«SENZA INFAMIA E SENZA LODE» Celebre detto che si usa per riferirsi a una cosa, a un lavoro o a una persona senza particolari qualità. È una locuzione che l’autore della Commedia ha usato nel III canto dell’Inferno per definire gli ignavi, persone che si rifiutano di prendere una posizione per pigrizia, indifferenza o quieto vivere. Sono dunque “coloro / che visser sanza‘nfamia e sanza lodo” e perciò non meritano neppure di essere considerati. “Non ragioniam di loro, ma guarda e passa” è un’altra perla di saggezza che Dante ci ha lasciato: frase oggi molto usata sui social per esortare una persona a non far caso ai suoi detrattori o a coloro che le hanno rivolto insulti. È bene andare oltre, senza curarsi di chi non merita tempo né attenzione.
«FERTILE» Fu proprio la Divina Commedia a introdurre questo latinismo nel linguaggio comune. La parola deriva dal verbo “ferre” ovvero “portare, produrre”. Dante utilizza questo termine nel canto XI del Paradiso, nel celebre passo di San Francesco, dove la “fertile costa” (verso 45) descritta dal poeta indica il luogo dove nacque il santo.
«LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CH’ENTRATE» L’avrete senz’altro sentita pronunciare, per lo più in modo scherzoso, davanti a una prova ardua o a un compito particolarmente difficile da affrontare. Ancora una volta, siamo nel Canto III dell’Inferno, quando una scritta molto efficace appare incisa sulla porta del regno dei dannati: “Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne, e io etterno duro. / Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. L’ultimo verso allude al fatto che le anime dannate, entrando nell’Inferno, devono abbandonare qualsiasi speranza di salvezza: la loro pena è per sempre.
«GALEOTTO FU…» Nella versione originale la frase termina con “il libro e chi lo scrisse”, oggi invece l’espressione viene completata nei modi più disparati. Ci troviamo di nuovo nel canto V dell'Inferno, che ha per protagonisti i due infelici amanti, Paolo e Francesca, che si innamorarono leggendo un libro sulle imprese di Lancillotto e i cavalieri della Tavola Rotonda. Fu proprio Galehaut, siniscalco di Ginevra, a spingere la regina tra le braccia del bel cavaliere, tradendo così re Artù. Il libro che la coppia di Rimini leggeva, prima di abbandonarsi ad un bacio, ha dunque avuto lo stesso ruolo che nel racconto cavalleresco fu di Galeotto: spingere l'uno tra le braccia dell'altra.
«FAR TREMARE LE VENE E I POLSI» è una delle espressioni proverbiali che l’italiano ha attinto dalla Commedia e che usiamo ancora per indicare qualcosa che ci terrorizza profondamente. Dante la utilizza nel canto I dell'Inferno, quando nei versi 87-90 chiede a Virgilio di salvarlo dalla lupa, una delle tre fiere della selva oscura, nella quale “la dritta via era smarrita” .
Alice Contelli, Asia Canella, Isabel Passuti, Alessia Spadacini con la collaborazione della IV TUR
Sito realizzato e distribuito da Porte Aperte sul Web, Comunità di pratica per l'accessibilità dei siti scolastici, nell'ambito del Progetto "Un CMS per la scuola" - USR Lombardia.
Il modello di sito è rilasciato sotto licenza Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported di Creative Commons.