Tu sei qui

Al via il "Cinescuola" con BELFAST di K.Branagh

Giovedì 24 novembre le classi 3^,4^ e 5^ Turismo e 4^ Man A e C del nostro Istituto si sono recate al Cinema Sociale di Omegna per la visione di Belfast, primo film proposto nell’ambito del progetto Cinescuola promosso dal Comune di Omegna in collaborazione con "Cineforum ArciFic Omegna". La pellicola, che ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura, è ambientata alla fine degli anni Sessanta e racconta la storia del piccolo Buddy (interpretato dal giovanissimo Jude Hill) e della sua famiglia nel momento in cui scoppiarono i cosiddetti “troubles”, i disordini che infiammarono l’Irlanda del Nord per molti anni. Questi scontri opposero la maggioranza protestante (gli Unionisti, a fianco della corona britannica) alla minoranza cattolica che sentiva l’appartenenza dell’Ulster al Regno Unito come una dominazione e sognava il ricongiungimento con la Repubblica d’Irlanda. Il regista, Kenneth Branagh, ha dichiarato che il film ha un carattere spiccatamente autobiografico e ci mostra la sua storia personale attraverso il giovane protagonista che appartiene a una famiglia protestante, ma vive in totale armonia in un quartiere dove tutti si conoscono e si aiutano, indipendentemente dalle differenze religiose. Il clan di Buddy è arricchito anche da una cugina più grande che lo coinvolge in avventure da teppista, dagli zii molto presenti e, soprattutto, dai nonni (i bravissimi Judi Dench e Ciarán Hinds) che lo consigliano su come farsi notare dalla compagna di classe di cui si è innamorato. La vicenda si apre con l’attacco di un gruppo di protestanti contro case e negozi di cattolici, nella stessa strada dove fino a un attimo prima i bambini  stavano giocando serenamente. La violenza, dunque, irrompe in un ambiente idilliaco e segna inevitabilmente dolorosi cambiamenti. Il film, però, non mostra solo il delicato problema della guerra civile, che diventa quasi uno sfondo della vita familiare di Buddy, ma approfondisce anche altri temi, come l’affetto che lega i componenti della famiglia, i problemi economici e la malattia, l’emigrazione e l’amore per la propria città. Nel giro di pochi mesi il piccolo protagonista è costretto a crescere, a gettare un nuovo sguardo sulla realtà, perché diventa sempre più consapevole della situazione in cui vive e riesce a comprenderne le conseguenze. Appare molto efficace la scelta del regista di rappresentare la storia inserendo   scene a colori in una rappresentazione in bianco e nero, probabilmente per differenziare il passato dal presente e per distinguere il reale dal fantastico.  La regia è caratterizzata da efficaci primi piani e inquadrature dal basso, che creano un effetto dinamico in una sceneggiatura con dialoghi vivaci e momenti poetici.

Siamo rimaste particolarmente colpite da questo film che intreccia la storia contemporanea ai sentimenti personali, che alterna la gravità degli eventi storici ad una buona dose di leggerezza e ironia, che riporta la nostra attenzione sulla tolleranza e sulla convivenza pacifica in un momento tanto difficile della storia europea.

Giulia Baldioli e Zhor Tizi, V TUR